L'attuale
Badia di Settimo è il risultato delle sovrapposizioni culturali
maturate nei secoli dalle comunità religiose che l'hanno
abitata.
La parte più antica dell'intero complesso era forse costituita
da un oratorio dedicato al Salvatore, trasformato alla fine del
X secolo, per volere del Conte cadolingio Lotario, in monastero.
Esso fu certo incorporato nella chiesa attuale, insieme all'area
nella quale Pietro Igneo superò
la prova dei fuoco.
Nella fabbrica della chiesa, in cui si riutilizzarono anche resti
romani tuttora visibili nella cripta
si possono riconoscere come chiaramente romanici la base del campanile,
l'abside esterno della cappella di San
Quintino, la cripta ed il sepolcro delle contesse cadolinge
Gasdia e Cilla. In tale epoca la chiesa
era a tre absidi con accesso dal centrale alla cripta, che attualmente
costituisce senza dubbio la parte più antica del monastero.
Le tombe
di Gasdia e Cilla, rispettivamente madre e moglie del madre del
conte Ugo, morte nel 1075 e 1096, situate nella navata sinistra
in una composizione di marmi bianchi e verdi, presentano iscrizioni
lapidarie in elegantissimi caratteri di diretta ispirazione classica.
La primitiva costruzione monastica cluniacense doveva avere aspetto
severo ed imponente anche perché doveva assolvere pure ad
una funzione difensiva.
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Contenuto
della lapide: "Bernardus Fallani rei architectonicae peritissimus
quem ob suas animi ingeniique dote etruria moerens luget adeptum
ubi ad vitae lumen surrexeret ibi in pace tumulari ossa decrevit
obiit die. 16 settembre 1809".
Il Fallani, nativo di Settimo, lavorò alla Badia a partire
dalla soppressione, dal 1783 al 1786 circa, trasformando, tra l'altro,
l'appartamento dell'abate in canonica.
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